ANNAPURNA
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ANNAPURNA

Ai piedi del gigante himalayano

Namaste!

Benvenuto a questa piccola mostra sul “mio” Nepal!

Mi presento, sono Marika Abbà, una ragazza del 1995 di Busca e la mia più grande passione, oltre a viaggiare, sono le montagne.

Da tempo sognavo il Nepal e nel novembre 2019 ho avuto l’opportunità insieme alla mia instancabile compagna di avventure, Simona Rosso, di partire alla volta del campo base dell’Annapurna (ABC, 4130m s.l.m.).

Annapurna I significa Dea dell’Abbondanza e con i suoi 8091m è la decima montagna più alta del mondo. È considerata tra le più difficili da conquistare, perché nel corso degli anni ha risparmiato pochi alpinisti.

Per ovvi motivi io e Simona non ci siamo spinte fino alla sua cima, ma ci siamo fermate al campo base nel versante sud ammirando da lì la sua bellezza e la sua grandezza.

Siamo state in questa regione per sei giorni, durante i quali abbiamo provato cosa vuol dire viaggiare sulle vie montane con i pullman locali, che abbiamo immediatamente battezzato “dancing buses” (autobus danzanti). L’unica cosa che speravamo durante il viaggio era di non cadere giù dal dirupo, di non incontrare un altro bus in senso opposto (ma è successo ugualmente) e di toccare terra con i nostri piedi il prima possibile.
Abbiamo apprezzato l’ospitalità nepalese fatta di sorrisi, di piatti tipici e di lunghe chiacchierate.
​Abbiamo ballato con i giovani di Ghandruk le danze tradizionali pur non parlando la stessa lingua.
​Ci siamo godute il silenzio che solo la montagna sa regalare e ci siamo fermate a riflettere sulla grande fortuna di trovarci lì ad esaudire un grande sogno, ma anche sulle realtà con cui siamo entrate in contatto.
​Sì, perché lassù la vita è dura: uomini e donne di tutte le età, asini e muli trasportano i beni di prima necessità da un villaggio all’altro. Lo fanno trasportando sulla propria schiena grandi pesi, salendo e scendendo centinaia e centinaia di scalini. Sentieri, per come li intendiamo noi, ce ne sono davvero pochi, tutto il resto è costituito da gradini irregolari.

Lassù bisogna sapersi adattare, perché la corrente elettrica scarseggia e l’acqua calda e la connessione sono solo un ricordo.

Arrivate all’ABC tutta la fatica viene subito ripagata dallo spettacolo dei giganti di pietra, che sembrano volerci abbracciare.
Le pareti verticali fatte di ghiaccio, neve e seracchi attraggono la nostra vista e ci fanno sognare in grande.

Sicuramente non scorderò mai l’immenso cielo stellato sopra il campo base, il freddo, le condizioni igieniche precarie, i colori dell’alba e del tramonto, il cambio repentino delle condizioni meteorologiche (nebbia, nevischio e poi il sole ad illuminare tutto e a scaldarci), la caotica e inquinata Kathmandu e la colorata Pokhara.

Sono emozioni forti e uniche che spero di trasmettere al meglio attraverso i miei scatti.

Buon viaggio!
​

Marika
Foto
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